Oggi mi annoiavo a stare a casa tutto solo, così, per sfizio, usando le abilità che solo un gatto come me può avere; astuzia e passo felpato e… (la modestia mi impedisce di proseguire con l’elenco).
Ho quindi pedinato l’uomo-sponsor fino al suo abituale posto di lavoro. Ora, dovete sapere che uomo-sponsor è un impiegato ed è così disgraziato che, all’età di quasi trentanni, è ancora tirocinante. Non è di certo libero come me.Io devo solo dimostrare affetto; vero o finto che sia e questo mi garantisce la mia dose quotidiana di croccantini. Ma per uomo-sponsor è diverso.
In lui c’è rassegnazione. C’è l’auto convincimento che solo i nostri acerrimi nemici, i cani, possono avere. Loro sì sono così affezionati ai loro padroni da rasentare la sindrome di Stoccolma. Uomo-sponsor è come i cani. Lavora più del dovuto. Gli straordinari non gli sono pagati e tutto perché pensa che fuori da lì, da quella grande cuccia, egli sarebbe solo.Solo su una strada. La sua giornata non è cominciata nel migliore dei modi. Causa problemi tecnici, l’unico pc presente nell’ufficio, quello del capo; l’uomo-ansia, per parecchie ore è stato ostaggio dei colleghi più smanettoni.
Non fosse mai successo. Venuto meno il suo passatempo preferito, uomo-ansia ha dedicato intensamente tutte le proprie attenzioni a uomo-sponsor.“Hai fatto questo? Hai fatto quello?” lo incalzava e poi, in un climax sempre più crescente “perché non hai fatto questo? Perché invece non quello? Ho visto uomo-sponsor dapprima provato, poi irritato, alla fine, per il suo bene, rassegnato. Nonostante tutto, sono riuscito a leggergli una sorta di sorriso.Lo conosco bene uomo-sponsor. Non lo dimostra ma in cuor suo era orgoglioso di aver trovato in poco tempo due nuove soluzioni ai problemi irrisolti da mesi.
Uomo-sponsor, che fra i propri strumenti di lavoro, predilige il principio di associazione, se ne esce, quatto quatto con risultati così semplici, così disarmanti da risultare, alla fine anche i più efficaci. Uomo-ansia sembrava convinto, ma solo per metà, per l’altra metà invece, si vedeva che stava pensando a come lasciare la sua zampa sul progetto, visto che l’ultima parola non poteva che esser la sua.
Terminiamo così la giornata. E mostrandogli compassione, per non fargli mancare l’affetto che solo noi, noti ruffiani, riusciamo a trasmettere, mi sono impegnato al massimo nell’arte del frfrfr–frfrfr.