Buongiorno. Anche oggi come ieri mi sono alzato. Stiracchiato. Ho ripulito la ciottola che sta vicino alla porta che dà sul giardino. Anche oggi c’è il sole. Anche oggi c’è uomo-sponsor con me. Una quotidianità che non possiamo dare per scontata. Mi ricorda una frase che mi citò il mio umano. “Dove ti vedi da qui a dieci anni?”. Gli era stata posta da una psicologa durante un corso per l’avvio al lavoro. L’incontro con la strizzacervelli serviva a testare i partecipanti per vedere come si sarebbero presentati nella fase di colloquio per candidarsi a un nuovo impiego. Ora più che mai credo che uomo-sponsor non abbia la risposta.
Mi sdraio accanto a lui le volte che lavora al pc. La maggior parte degli umani si vende a parole in un mondo virtuale per riuscire a migliorare la propria condizione nella realtà. Lo chiamano “self-promotion”. Lo vedo passare da un annuncio di lavoro a un altro. Non c’è niente in cui si identifica. Niente che lo attragga.
Generazioni di ministri italiani a più riprese e con sfumature diverse hanno definito i giovani bamboccioni. Gente che sta a casa senza fare nulla, senza stimoli, senza voglia di fare. Come dargli torno. Ma la ragione non sta tutta da una parte. Ci sono anche quelli che si sono messi in gioco. Sono partiti. Sono usciti dal nido famigliare e hanno cercato fortuna. Niente di nuovo in una terra di emigrazione come l’Italia. Allora mi chiedo. “Dove ha sbagliato il mio umano?”. Il consiglio di quel ministro l’ha seguito. E’ uscito di casa. Quello dell’altro ministro anche. Si è adattato. Insomma. Ha seguito tutte le istruzioni. Ha fatto quello che gli altri gli hanno detto di fare. Ora, però, non sa cosa vuole fare lui. Ho già detto che il suo lavoro non gli piace. Ma se lo sta facendo andare bene e ha cercato una sua dimensione. Si è adattato. Si è conformato. Come dargli torto. In questo momento, gioca secondo le regole di quel posto. Le ha imparate bene e fatte sue. Cosa fare allora?
Gli esperti di CV, i tuttologi della padronanza della disposizione ordinata delle competenze su carta auto-intestata, i frustrati di un sistema che lì ha esclusi e che per stare a galla dicono agli altri come fare per non affondare, si sprecano on-line. Uno di questi consiglia di scrivere il proprio ruolo per ben cominciare. Vedo uomo-sponsor perplesso. Lavora come impiegato. Ricopre il ruolo di assistente. Ma i suoi compiti, passato già del tempo, non sono ben chiari a tutti. Soprattutto alla dirigenza. Ritorno a pensare da gatto allora. Se assistente è una parola valigia. Dove tutti possono pensare quello che loro vogliono tu sia. Come presentarsi efficacemente per ottenere un altro posto?
La mia definizione più appropriata per uomo-sponsor sarebbe quella di attore multiruolo.Gli danno una parte e lui la interpreta in un grande gioco di ruolo ch’è la sua vita.
E in tutto ciò io sono quello che sta a bordo campo e gli porge i dadi del destino ogni volta ch’è il suo turno di lanciare.